CENNI STORICI

 

La Città di Busto Arsizio si presenta come un moderno centro industriale e commerciale, così profondamente caratterizzato dallo sviluppo del suo apparato produttivo, che è difficile immaginare la vita, la storia ed il paesaggio urbano nel periodo precedente la rivoluzione industriale.

Tuttavia un’attenta passeggiata per le strade del centro e l’osservazione di alcune del passato più antico, ci fanno capire che questa città ha un’identità e tradizioni precedenti l’avvento dell’industria.
In mancanza di documenti che riportino la data di fondazione di Busto Arsizio, è solo grazie al ritrovamento di alcuni oggetti dell’epoca tardo romana che possiamo indicarne l’origine, probabilmente fra il II ed il IV secolo d.c..

Enrico Dell’Acqua fu uno dei protagonisti dello sviluppo industriale della città: esportò prodotti tessili bustocchi e creò fabbriche moderne anche nell’America del Sud.

Tra la fine dell’Ottocento ed il primo ventennio del Novecento alle industrie tessili si affiancarono fonderie e industrie meccaniche.
Busto Arsizio acquistò così la duplice natura di città cotoniera e meccanica, situazione che le assicurò a lungo fortuna e benessere.
Grazie alle sue infrastrutture sempre in via di miglioramento e alla ottima amministrazione, già nel 1864 Busto ottenne il riconoscimento di "città".
Nel secondo dopoguerra, lo sviluppo riprese e numerose furono le iniziative sostenute finanziariamente dai Bustesi tra le quali l’aeroporto della Malpensa.

 

Maggiori informazioni https://www.distrettobustoarsizio.com/partner/comune-di-busto-arsizio/

        CULTURA

 

Siamo abituati a pensare a Busto Arsizio come un grande agglomerato urbano, adagiato in distese di brughiere aride e desolate e soverchiato da una selva di ciminiere e di capannoni di stabilimenti e manifatture tanto da essere denominata Manchester d’Italia per il forte sviluppo della sua industria cotoniera.
Nulla può risultare così difficile, a noi abitanti dell’era del cemento e delle macchine, quanto immaginare il tempo in cui Busto era un piccolo locus circondato da un’immensa campagna con solo poche cascine.
Eppure l’avanzare della tecnologia da una parte ed il forte consumismo dall’altra, non hanno comunque fatto dimenticare a questo popolo laborioso e attivo le proprie tradizioni, usanze, dialetto e modo di lavorare.
Il popolo bustese, attento alla storia e alle tradizioni del proprio territorio, è sempre stato convinto che la memoria delle proprie origini e della propria storia sia fattore indispensabile per uno sviluppo armonioso del sociale e l’Amministrazione Comunale si è sempre impegnata con concretezza per la valorizzazione e il recupero dei beni culturali, storici ed artistici cittadini. E’ per questo motivo che i bustocchi hanno dimostrato grande attaccamento verso il proprio linguaggio, opponendo l’amore e la fierezza per il loro dialetto alle ironie dei vicini che ne accusano, più o meno ingiustamente, la durezza. Il linguaggio bustocco si stacca notevolmente dai dialetti lombardi e dagli stessi dialetti nostrani delle località più prossime a Busto Arsizio. Duro e scarno, sommamente sbrigativo, queste le caratteristiche imputabili certamente alla fretta del lavoro perchè chi lavora intensamente, accanitamente non ha tempo da perdere neanche nel parlare . 
Particolarmente sensibili e interessati al dialetto lombardo, soprattutto bustocco, numerosi autori hanno innestato una tradizione letteraria tutta dedicata a Busto, facendo rivivere in un gran numero di racconti, proverbi, filastrocche raccolti in anni e anni di attenta ricerca, non solo la parlata, ma anche i costumi, il modo di vivere dei padri e dei nonni, la loro arguzia, il loro modo di annotare giorno per giorno i fatti, il loro acutissimo spirito di osservazione, quella che oggi, potremmo definire "filosofia di vita".

Tradizioni e vecchie usanze bustocche 
Il ciclo delle stagioni ha scandito da sempre il ritmo di vita del mondo agricolo: evocare la primavera nel bel mezzo dell’inverno, propiziarsi il favore del cielo per tenere lontano siccità e tempeste, trarre auspici da determinati avvenimenti, ringraziare i santi protettori del raccolto andato bene, ricordare i propri morti sentiti come parte indissolubile del proprio destino: tutto questo ha sempre fatto parte del patrimonio culturale della gente semplice legata per la sopravvivenza ad una terra non sempre benevola.
Uno degli elementi caratterizzanti e determinanti di Busto è senza dubbio la ricchezza associazionistica presente in Città. Grazie alle numerose associazioni, coordinate e stimolate dall’Amministrazione Comunale, si possono rivivere le belle tradizioni bustocche e si può difendere con grande vigore la cultura locale.

La Gioeubia
Busto Arsizio più tenacemente di altre città vicine, mantiene fede ad una vecchia quanto simpatica tradizione come quella della festa della Gioeubia.
Nel mezzo dell’inverno e precisamente l’ultimo giovedì di gennaio, si brucia la "vecchia" simbolo della stagione secca quasi per implorare l’arrivo della stagione verde, che significava possibilità di sopravvivere.
Era la festa delle donne, un ricordo forse della società Matriarcale tipica delle genti liguri dalle quali discendono anticamente i bustocchi.
In questo giorno, obbligatorio il "risotto con la luganiga", l’uno e l’altro simboli di fertilità. 

Il Carnevale 
Allestimento e sfilata di corsi mascherati e di carri allegorici
Maschera ufficiale della Città Di Busto Arsizio "Ul Tarlisu". Il termine adottato è il corrispondente dialettale di "Traliccio" denominazione di un particolare tipo di tessuto "cruciata" o federa per materassi e cuscini, a righe bianche e marroni, prodotto nei tanti opifici della città.

San Giuseppe
Quella di San Giuseppe è la festa della famiglia. I Bustocchi hanno un culto particolare per il padre di Nostro Signore Gesù Cristo; al suo nome hanno legato, fin dalla sua fondazione, il loro grande Ospedale. Tutti gli anni si assiste ad una lunga processione di gente che va in visita all’ospedale di San Giuseppe, per recare una testimonianza di fede e di carità al capostipite della famiglia cristiana.

Festa dell’insalata e ciàpi alla Madonna in Veroncora
Il lunedì dell’Angelo da tempo immemorabile i Bustocchi si trovano alla Madonna in Veroncora per la Festa dell’insalata e ciàpi.
Il significato di questa tradizione va ricercato nel lavoro agricolo, una volta di importanza pari al lavoro tessile, legato alle stagioni e ai riti connessi per chiedere al cielo abbondanti raccolti.
Questo della Veroncora era il rito di primavera con il quale si festeggiava il ritorno della bella stagione offrendo la prima insalata dei campi con le uova sode da sempre simbolo della fecondità. Tradizionale la gara di abilità di cavalieri spericolati su cavalli addobbati a festa con nastri e fiori. Attorno al prato di gara stavano predisposti i carri sopra i quali le famiglie facevano un tifo infernale sino a tarda sera.

San Giovanni
La Città di Busto da sempre festeggia, il 24 giugno, il suo patrono San Giovanni. Non è ben precisato se, la notte di San Giovanni, la Madonna pianga di tenerezza per la ricorrenza della nascita di colui che ha battezzato suo Figlio o di angoscia per i peccati del mondo, fatto sta che le sue lacrime, che in questa notte si solidificano, avevano un potere miracoloso e quelli che le possedevano le conservavano in piccoli astucci come reliquie portentose.

San Rocco
Un tempo i contadini portavano tutto il bestiame bovino ed equino alla chiesa per la benedizione ; oggi la Sagra viene celebrata nel mese di settembre e si può gustare il tradizionale "pane di San Rocco".

I Cupeti
La chiesetta della Madonna in Prato, è legata alla festa, che si svolge l’8 dicembre di ogni anno, detta delle "Coppette" (cialdoni di mandorle), che i fidanzati portavano una volta in dono alle promesse spose, come augurio di prosperità.

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